lunedì 26 aprile 2010

Italia, affondato Linkstreaming

Roma - Si chiama "Little Angel" e
viene descritta come un'operazione tesa a colpire "la più vasta rete di
diffusione e messa in condivisione in rete di film ed opere
cinematografiche in violazione alle norme sul copyright". Frutto della
collaborazione tra Fiamme Gialle, Federazione contro la Pirateria
Musicale
(FPM) e la Federazione anti Pirateria Audiovisiva
(FAPAV), Little Angel ha portato a perquisizioni in tre diverse regioni
italiane e al sequestro di Linkstreaming.com, sito ospitato su
server svedesi
ma italianissimo nella gestione e nelle finalità di
fruizione dei contenuti ivi presenti.

Nel comunicato ufficiale
fatto pervenire a Punto Informatico, il Comando Provinciale di Cagliari
della Guardia di Finanza fa sapere che il sequestro di Linkstreaming.com
è il frutto ultimo di indagini condotte sin da febbraio 2010 sotto la
coordinazione del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Cagliari Giangiacomo Pilia. Indagati i 6 amministratori del
sito per "aver divulgato al pubblico attraverso internet opere
dell'ingegno protette dal diritto d'autore", un reato che se confermato
comporterebbe la galera da 1 a 4 anni e multe tra i 2.500 e i 16mila
euro.

Le Fiamme Gialle di Cagliari hanno agito di
concerto con FAPAV, FPM e altri Nuclei della polizia tributaria

sparsi in varie parti della penisola (Roma, Torino, Reggio Calabria e
Gioia Tauro), e gli investigatori sono ora impegnati a "quantificare il
giro d'affari ed i guadagni illegalmente conseguiti dai gestori del sito
attraverso la fitta pubblicità ospitata sui propri frequentatissimi
spazi web, ambiti dagli operatori commerciali per la spiccata visibilità
che il sito assicurava ai loro prodotti e servizi nei confronti del
grande pubblico della rete".
Secondo la GdF Linkstreaming era infatti "al primo posto nel panorama
nazionale per numero di visitatori", offriva ai netizen italiani la
possibilità di fruire di film e serie televisive recenti in streaming o
di scaricare i contenuti con download diretto sui servizi di file
hosting più popolari e poteva vantare un gruppo su Facebook con oltre 16mila iscritti. La
decisione del Tribunale di Cagliari ha imposto ai provider
italiani l'obbligo di filtrare l'accesso al sito sul territorio
nazionale
, nella stessa maniera in cui la Procura di Bergamo
aveva già provveduto a inibire l'accesso a The Pirate Bay prima e al servizio di proxy labaia.net poi.

E proprio
al caso The Pirate Bay e al pronunciamento della Corte
di Cassazione - si richiama la Federazione dell'Industria Musicale
Italiana
(FIMI) nell'esprimere la propria soddisfazione in merito
al sequestro, un sequestro che stabilisce che "chi favorisce la
diffusione di contenuti, anche solo come link, è perseguibile" e "impone
il blocco dei server esteri agli ISP italiani". "Mi auguro - ha commentato il presidente di FIMI Enzo Mazza - che
altri siti ancora attivi sul fronte della distribuzione di contenuti
illeciti in Italia o con server all'estero, decidano ora di cessare
l'attività spontaneamente senza rischiare denunce e sequestri".

Ma
se Guardia di Finanza e associazioni anti-pirateria parlano di
sequestro e inibizione dell'accesso al sito, sembra esserci dell'altro.
Diversamente da The Pirate Bay, infatti, Linkstreaming.com risulta
irraggiungibile anche via proxy, mentre sul gruppo Facebook qualcuno
suggerisce l'idea che l'errore principale degli admin sia stato quello
di dare spazio all'advertising di siti di gioco d'azzardo non
autorizzati dall'AAMS dando così motivo alla Finanza di agire
in maniera tempestiva.

Che l'azione della Polizia tributaria
abbia spaventato gli admin di Linkstreaming al punto da far decidere
loro di chiudere tutto subito dopo le perquisizioni? Il sito non sembra
essere frutto di una sofisticata mente del crimine organizzato o di un
gruppo altamente specializzato e motivato pienamente consapevole delle
proprie azioni: il Disclaimer del servizio accessibile ora
grazie alla cache di Google, ricalcato su quello di altri siti
che sembrano formare un piccolo network, prova maldestramente ad
affermare la non responsabilità dei gestori (italiani) citando la
legislazione vigente negli USA.
fonte punto-informatica.it

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