Dai televisori ai telefonini passando per le automobili. Il disastro che ha sconvolto due settimane fa il Giappone sta presentando salatissimi conti, oltre a quello, naturalmente il più grave, che riguarda la perdita di vite umane. Uno di questi, da subito oggetto di analisi e commenti, chiama in causa l’industria tecnologica. Basta pensare al numero di aziende giapponesi che giocano un ruolo importante nel campo dell’elettronica di consumo, dell’automobile e dei semiconduttori e si può subito immaginare che gli effetti della distruzione si ripercuoteranno su scala globale e a tutti i livelli. Sui produttori, sui fornitori di componenti, sui distributori. Anche sui consumatori finali, costretti magari ad aspettare più del dovuto il gadget (la Tv Led, la videocamera ma anche l’iPad) messo in cima alla lista degli acquisti da mesi.
Anche il mercato dell’auto pagherà dazio di quanto successo nelle prefetture devastate dalla calamità naturale e la perdita produttiva che interessa Toyota, Suzuki, Nissan e via dicendo è già nell’ordine di qualche centinaio di migliaia di vetture (la stima è stata elaborata giorni fa da IHS Global Insight). Poi ci sono i tagli di chi, come Renault-Samsung Motors, produce da un’altra parte (nella fattispecie in Corea del Sud) e deve fare i conti con le interruzioni dei rifornimenti della componentistica dal Giappone, con il risultato di dover ridurre la produzione da 20 mila a 17mila auto al mese. Stesso discorso, con impatti minori, per Opel in Spagna e General Motors in Louisiana.
Un esempio eclatante di quali potrebbero essere gli impatti nel breve medio termine chiama in causa anche la nuova tavoletta di Apple. L’iPad 2 sarà nei negozi di diversi Paesi (Italia compresa) da venerdi 25 marzo ma sulle consegne future del dispositivo grava il fatto che alcuni suoi componenti essenziali (fra cui le memorie flash e Dram, i vetri dei pannelli touch e le batterie) sono prodotti da aziende giapponesi (Toshiba, Elpida Memory e Asahi Glass fra queste) costrette a rallentare sensibilmente i cicli produttivi. Le continue scosse di assestamento ma soprattutto i gravi danni al sistema logistico e il funzionamento a singhiozzo della rete elettrica e di quella dei trasporti rende impossibile la ripresa a pieno regime delle attività produttive. Con le immaginabili conseguenze del caso. Certo, nel caso di Apple come di altri produttori di device, le alternative alla voce fornitori non mancano (Samsung Electronics e Micron Technology per le memorie, per esempio) ma come osservano gli analisti di iSupply e Piper Jaffray la situazione di crisi potrebbe portare a un probabile rialzo generalizzato dei prezzi dei componenti. Che, se le vendite globali dell’iPad 2 dovesse diminuire sensibilmente, andrebbe a inficiare direttamente sui margini di profitto di Apple (che in Giappone sviluppa il 6% del suo fatturato complessivo) già nel secondo semestre del 2011
Il borsino del possibile shortage di componenti è allo stato attuale la materia su cui stanno lavorando gli analisti di settore. Da quelli di DisplaySearch, per esempio, è arrivata conferma che per i produttori di schermi piatti dovranno nel breve termine rivolgersi a nuovi fornitori di componenti per salvaguardare la produzione mentre nel lungo periodo gli indicatori possibili ritardi di consegna di alcuni materiali chiave. Nikon ha chiuso, senza fornire indicazioni su una sua possibile riapertura, la fabbrica Miyagi dove produceva a pieno ritmo display a tecnologia Amoled; JX Nikko ha dovuto fare lo stesso per la sua unità sita a soli 80 Km dalla centrale nucleare di Fukushima, dedita alla manifattura di componenti utilizzati per la produzione dei pannelli Lcd Tft.
Gli esperti di IHS iSuppli, invece, hanno fatto il punto sullo stato dell’industria dei semiconduttori stilando un bilancio assai grave: il terremoto ha provocato la sospensione di un quarto della produzione globale di wafer al silicio necessari per costruire i semiconduttori. A dover fare i conti con il forzato stop delle attività di alcune fabbriche sono tutt’ora realtà fondamentali per questa industria come Shin-Etsu Chemical e MEMC Electronic Materials. Venendo a mancare il componente di base, la produzione di memorie Nand flash (il cui prezzo è salito di colpo) e Dram giapponese è sensibilmente compromessa e gli effetti di un evidente riduzione di offerta, dicono gli analisti, si protrarranno su scala globale nel medio e lungo periodo. Il buco che interessa i fornitori nipponici, in estrema sintesi, peserà parecchio sull’intera industria dei semiconduttori e non solo le aziende attive direttamente in Giappone come Texas Instruments, che ha reso noto come i risultati del primo e secondo trimestre subiranno sicuramente una contrazione in seguito ai danni subiti dalla sua fabbrica di chip per telefonini, che riprenderà a regime non prima di settembre.
fonte ictbusiness.it
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