Facebook ti fa sentire osservato da quegli stalker dei tuoi 543 amici? Google ti propone di acquistare cereali alle fibre azzeccandoci misteriosamente? Zdenek Kalal, ricercatore alla University of Surrey in Inghilterra, rischia con la sua ultima trovata di generare una nuova ondata di panico negli zelanti della privacy.
La tecnologia che ha sviluppato si chiama TLD, Tracking-Learning-Detection, ma è stata ribattezzata giustamente Predator: si tratta di un software che è in grado di riconoscere e tracciare in un flusso video oggetti specifici come automobili, volti gesti delle dita. Abbiamo davanti le immagini di una webcam in diretta? Ci basta disegnare un riquadro attorno a quello che ci interessa e Predator entra in azione. Sulle prime tituba, deve imparare da zero com'è fatto il suo obiettivo, quali sono le sue caratteristiche e come si comporta nello spazio. Poi si fa sempre più sicuro, e in pochi secondi eccolo che non molla più la presa. Se la preda esce dal campo visibile lui la aspetta al varco pronto a riagganciarla appena quella torna a farsi vedere.
Le dimostrazioni che Kalal dà su YouTube hanno dell'inquietante: il software riesce persino a riconoscere la fotografia del suo creatore mischiata in mezzo ad altre istantanee, evidenziandola in un riqudro in tempo reale. E se Predator fallisce, non si scoraggia: nella migliore tradizione scientifica, gli algoritmi che lo animano procedono per prova ed errore e sbagliando imparano, rendendo le operazioni sempre più accurate.
Il sistema è terribilmente efficiente, tanto che tra i commenti ai video qualcuno si è già messo a urlare in preda al panico, ipotizzando scenari alla 1984. Distopie a parte, per come è stato presentato Predator sembra davvero rivoluzionario per efficienza e disponibilità: il software gira su comuni webcam e pc dual core e c'è già chi sta pensando alla fattibilità di una versione mobile. Nel frattempo, una dimostrazione è scaricabile dal sito di Zdenek Kalal.
Sistemi di puntamento avanzati, realtà aumentata, interfacce per disabili, le possibilità sono innumerevoli, anche se non escludono impieghi inquietanti: un sistema di videosorveglianza privato gestito da Predator sarebbe davvero un passo in una direzione oscura. In ogni caso il codice sorgente, promette Kalal, prima o poi sarà reso pubblico e Predator potrà essere usato tanto dagli studenti quanto dalle top companies che a quanto pare gliene hanno già fatto richiesta. Non resta che aspettare e immaginare
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