venerdì 17 dicembre 2010

Natale: Napoli, 'ospedale' per bambole e giocattoli rotti

Giocattoli antichi ma anche bambole moderne, come le 'Barbie'. E poi orsacchiotti e cagnolini di pezza: a Napoli, in via San Biagio dei Librai, c'e' un 'ospedale' tutto per loro, organizzato come un ospedale vero, con 'medici' in camice bianco impegnati in minuziosi interventi di ricostruzione. In questo laboratorio, voluto da Luigi Grassi, dalla fine del 1800 gli artigiani si preoccupano della salute delle bambole, di quelle rotte, e degli altri giocattoli.

lunedì 13 dicembre 2010

I più strani e singolari riti natalizi in giro per il globo

Norvegia: scope nascoste!
Una leggenda norvegese narra che nella notte di Natale, oltre a Santa Claus arriva anche un gran numero di spiriti maligni e streghe. Per questo motivo nelle abitazioni norvegesi durante quella notte vengono nascoste tutte le scope, per evitare che vengano rubate da queste presenze maligne. Molti escono anche sull'uscio di casa e sparano a vuoto un colpo d'arma da fuoco proprio per tenere lontane le oscire presenze.
Catalogna: Caganer
In molte culture, è usanza comune del periodo natalizio fare in casa il presepe. In Catalogna (ma anche in alcune regioni d'Italia) un'altra usanza molto popolare è mettere nel presepe personaggi che abbiamo le sembianze di personaggi famosi realmente esistenti.
Catalogna: Caga Tió
E’ un piccolo tronco tagliato, con una faccia dipinta su un lato ed un cappellino rosso che serve come portafortuna se esibito sulla tavola o in casa ella notte di Natale.
Il Caga Tió comincia ad apparire nelle case un paio di settimane prima di natale e viene "nutrito" con caramelle e dolcetti depositati alla sua base. Viene poi nascosto con una coperta calda e scoperto solo la notte di Natale dai bambini che intonano una canzoncina per chiedere dolciumi.
Austria: il Krampus
in Austria è considerato l'alternativa cattiva a Babbo Natale. Mentre, infatti, Santa Claus nella notte di Natale porta doni ai bambini buoni, Krampus spaventa e consegna regali "sgraditi" ai piccoli più cattivelli.
Venezuela: Natale sui pattini
Nella capitale del Venezuela, Caracas, il giorno di Natale vige una strana usanza: circolare nel centro della città utilizzando... pattini a rotelle! Proprio così: il centro cittadino viene interdetto alle auto e migliaia di persone (molte in costume da Babbo Natale) sfrecciano sui loro pattini raccogliendo i dolciumi e le caramelle che i bambini hanno lasciato sui davanzali delle finestre la sera prima, proprio per loro!
Ucraina: ragni e ragnatele
In Ucraine gli alberi di Natale vengono addobbati come nel resto del mondo tranne che per una particolarità. Una leggenda locale narra infatti che un'anziana e povera vedova, che non era in grado di acquistare gli addobbi per il suo albero, decise di addobbarlo utilizzando ragnatele e ragni finti, al posto delle più costose palle e nastri, per augurare un felice e prosperoso Natale.
Repubblica Ceca: lancio delle scarpe
La notte di Natale, nella Repubblica Ceca, si celebra una singolare tradizione. Tutte le donne single lanciano... una scarpa! Proprio così: si tratta di una sorta di rito propiziatorio. Se la scarpa cade con il tacco rivolto verso l'alto significa che la donna è destinata a sposarsi entro l'anno che sta per arrivare; se invece la scarpa cade col tacco rivolto verso il pavimento, allora la donna dovrà attendere un po' di più prima di trovar marito.
Italia: La Befana
Mentre molte nazioni si limitano ad avere Babbo Natale, noi in Italia non ci accontentiamo! Altro popolarissimo personaggio della nostra tradizione è infatti la Befana, una vecchia (e brutta) strega che arriva volando su una scopa per portare dolciumi ai bambini più buoni e carbone a quelli più cattivi.
Gran Bretagna: il pudding natalizio
Se vi trovate in Gran Bretagna non potrete esimervi dal rito della preparazione del pudding di Natale. Si tratta di un dolce preparato utilizzando frutta secca, nocciole e gelatina, che poi viene fatto flambè in una stanza completamente buia. Se volete che i vostri desideri natalizi si avverino, dovrete partecipare alla preparazione di questo dolce ed esprimerli prima che il pudding venga cucinato.
Olanda: Zwarte Piet
A volte, le tradizioni natalizie più antiche sono decisamente "politically correct". E' il caso di una usanza olandese che vuole che nel periodo natalizio, assieme a Babbo Natale vada di casa in casa a consegnare i doni Zwarte Piet (Pietro Nero, in italiano), l'assietente di colore di Babbo Natale. La leggenda narra che Babbo Natale portò nella sua sacca Zwarte Piet direttamente dalle colonie olandesi, dove appunto viveva.

venerdì 10 dicembre 2010

Grazia a Jim Morrison A 40 anni dalla morte

A oltre quarant'anni di distanza dal giorno in cui si denudò su un palcoscenico di Miami e fu denunciato per questo, il leader dei Doors, Jim Morrison, ha ricevuto oggi una grazia postuma dallo Stato della Florida. La grazia gli è stata riconosciuta all'unanimità dai quattro membri della Consulta della Florida, che hanno appunto il potere di concederla. A loro si era rivolto il governatore dello stato, Charlie Crist, un ex repubblicano passato tra gli indipendenti. Crist aveva detto di trovare assurdo che, a 40 anni di distanza, continuasse a pendere un ordine di arresto nei confronti di Jim Morrison, morto nel 1971. Quell'ordine era stato emesso dalle autorità di Miami dopo che, in un concerto tenuto a Miami il primo marzo del 1969, il cantante dei Doors si era denudato sul palco. Era stato denunciato per indecenza, e successivamente la sua posizione si era aggravata perché non si era presentato in aula per affrontare il caso. Morrison aveva sempre negato di aver compiuto atti osceni. Due anni dopo Morrison era morto a Parigi, ma la sua posizione giudiziaria aveva continuato a restare in vigore.

finte ansa.it

mercoledì 8 dicembre 2010

Internet, a gennaio fine indirizzi

Gli indirizzi Internet finiranno a gennaio, ma non tutti sono pronti per adottare il nuovo protocollo Ipv6. Lo affermano alcuni esperti, secondo cui l'Italia e' tra i paesi piu' pigri nel passare al sistema. Il sistema Ipv4 era capace di sostenere quattro miliardi di indirizzi, gia' in gran parte assegnati. Servirebbe, secondo gli esperti, una pressione politica per l'aggiornamento, come avvenuto altrove, ad esempio in Usa dove da tempo le strutture pubbliche operano col nuovo protocollo.

fonte ansa.it

martedì 7 dicembre 2010

La Nasa scopre un batterio "alieno": vive utilizzando l'arsenico al posto del fosforo

L'alieno esiste ed è già fra di noi: per essere precisi, sul fondo di un lago californiano dove i ricercatori della Nasa hanno scoperto un batterio con un metabolismo basato sull'arsenico. In realtà, il termine "alieno" va preso con le molle: è uno dei tanti batteri "estremofili", in grado cioè di sopravvivere in condizioni che - per gli esseri umani e la maggior parte degli organismi terrestri - sarebbero inospitali quando non fatali. Tuttavia, si tratta del primo caso in cui l'arsenico viene preso come componente fondamentale per lo sviluppo di un organismo: fino ad oggi la vita era sempre risultata dipendere da altri elementi quali carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, zolfo e fosforo, elemento quest'ultimo affine come caratteristiche chimiche all'arsenico.
La ricerca sul lago Mono - Proprio la possibilità di un intercambio tra fosforo e arsenico (che negli esseri umani funziona solo imperfettamente, di qui l'effetto tossico) aveva dato luogo al progetto di ricerca, incentrato sul lago Mono, che presenta concentrazioni elevate di sali e di arsenico. Il prelievo di un campione di sedimenti, immerso in una soluzione di arsenico e (poco) fosforo, ha prodotto un solo sopravvissuto, un batterio battezzato come Gfaj-1; si tratta in realtà di un microrganismo già noto, ma che fino ad ora non aveva mai dimostrato di poter sopravvivere anche in un ambiente a priori ostile.
Flamini (Asi): "Una scoperta che apre nuovi territori" - Si aprono nuovi orizzonti nei quali andare a cercare forme di vita al di fuori della Terra: per il coordinatore scientifico dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Flamini, è destinata a cambiare le missioni spaziali "a caccia di ET", la scoperta del batterio che si nutre di arsenico, pubblicata su Science e che la Nasa si prepara ad annunciare questa sera in una conferenza stampa. "E' una scoperta che apre nuovi territori, che si stavano escludendo perché non rispondevano ai nostri canoni di vita - osserva l'esperto - e che indubbiamente apre nuovi orizzonti e nuove possibilità".
"Un batterio completamente diverso da quelli che conosciamo" - Il batterio descritto dagli astrobiologi della Nasa, prosegue Flamini, è qualcosa di completamente diverso rispetto ai batteri che vivono in condizioni estreme, per esempio in prossimità dei vulcani sottomarini. "I batteri che vivono di arsenico sono tutt'altra cosa - osserva - e dopo questa scoperta siamo più aperti anche ad esplorare nicchie nelle quali si potrebbero trovare forme di vita diverse da quelle che potremmo immaginare". Un cambiamento di prospettiva che, secondo Flamini, non mancherà di avere ripercussioni anche sulle future missioni spaziali dirette ad altri pianeti e soprattutto sulle caratteristiche degli strumenti con i quali sono equipaggiate. "Finora abbiamo progettato strumenti capaci di individuare forme di vita simili a quelle che conosciamo, ma questa nuova scoperta impone lo sviluppo di una nuova generazione di strumenti capace di ampliare lo spettro delle ricerche".
L'impegno di Europa e Italia - L'Europa e Italia sono in buona posizione nell'esplorazione spaziale volta alla ricerca di forme di vita esterne alla Terra, dice ancora Flamini. Per esempio, la sonda Rosetta che nel 2014 raggiungerà la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ha il lander Philae equipaggiato con un laboratorio in miniatura specializzato nella ricerca di catene molecolari. La missione dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) ExoMars nel 2016 osserverà Marte con uno strumento specializzato nell'analisi del metano e della sua origine e nel 2018 porterà sulla superficie del pianeta rosso il rover anglo-italiano chiamato Life Marker Chip, che scaverà il suolo alla ricerca di vita
fonte tiscali.it

domenica 5 dicembre 2010

La fuga dei "cervelli" è costata 4 miliardi in 20 anni

La fuga di cervelli è costata all’Italia 4 miliardi di euro negli ultimi 20 anni, pari all’ultima ‘manovrina’ annunciata dal governo pochi mesi fa per i conti pubblici. Il 35 per cento dei 500 migliori ricercatori italiani lascia il Paese perchè non trova condizioni di lavoro adeguate. Fra i migliori 100, uno su due sceglie l’estero, nei top 50 solo 23 sono rimasti in Italia, il 54% è fuggito in paesi stranieri. I dati sull’esodo dei “top scientist” italiani sono stati forniti nella sala Zuccari del Senato da uno studio dell’ICom (Istituto per la Competitività) che ha quantificato la perdita dell’Italia in termini di ricchezza economica. Valore che è stato ricavato sulla base dei brevetti prodotti dai nostri 20 migliori scienziati che lavorano all’estero in tre campi: Chimica, Ict e Farmaceutica. I top 20 della classifica, che lavorano quasi tutti negli Stati Uniti (17 su 20), hanno prodotto dal 1989 al 2009 un numero di brevetti pari a 301. Di questi, in 155 casi sono anche i principali inventori della ricerca brevettata. Negli altri casi sono comunque parte del team scientifico che ha realizzato i brevetti. Considerando in media il valore di un brevetto in 3 milioni di euro e che un top scientist produce in media 21 brevetti nell’arco della sua carriera, si arriva a 148 milioni di euro persi dall’Italia per ogni cervello in fuga. Ma ci sono brevetti, come quelli chimici, che possono valere fino a 942 milioni di euro. La cifra potrebbe dunque essere sottostimata. Il valore attuale dei brevetti diretti dai top 20 italiani fuggiti all’estero, e accolti principalmente negli Usa, è di 861 milioni di euro netti. Su 20 anni il dato si attesta a due miliardi e raddoppia, 4 miliardi, se si considerano tutti i 301 brevetti, anche quelli di cui le nostre eccellenze non sono solo gli inventori ma a cui hanno contribuito come parte dei team di ricerca.

La migliore ricercatrice italiana è Silvia Franceschi e si colloca al quindicesimo posto della top 20 dei ricercatori italiani all’estero. Lavora in Francia. Diciotto provengono da regioni del Nord e del Centro, solo due dal Sud. La città che ha ceduto più ricercatori è Milano, la prima regione più ‘disertata’ è la Lombardia, che si è lasciata sfuggire 704 milioni di euro come valore attuale dei suoi brevetti, 1,7 miliardi dal 1989. I settori di ricerca in cui lavorano i nostri cervelli sono in particolare la medicina (12 su 20), soprattutto oncologia e immunologia. Seguono l’informatica, le neuroscienze la biologia cellulare. La classifica è stata stilata sulla base delle citazioni fatte dalla comunità accademica internazionale. Premiato Napoleone Ferrara, considerato il terzo miglior cervello italiano all’estero. Secondo il professor Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, “in rapporto alle risorse scarse e al più basso numero di ricercatori tra i paesi del G7, i nostri ricercatori hanno un indice di produttività individuale eccellente con il 2,28% di pubblicazioni scientifiche”. In Italia ci sono 70mila ricercatori contro i 155mila della Francia, i 240mila della Germania e gli statunitensi che sono un milione e 150mila. In Giappone sono 640mila, in Canada 90mila, nel Regno Unito 147mila.
fonte tiscali.it

venerdì 3 dicembre 2010

Natale Wwf: sotto l'albero tante specie da adottare!

Natale Wwf: sotto l'albero tante specie da adottare!

Per chiudere in bellezza l’Anno della Biodiversità, il WWF dedica il Natale alle specie simbolo del nostro pianeta che a causa di bracconaggio, distruzione degli habitat e cambiamenti climatici rischiano di scomparire per sempre. Adottare una specie, o regalare un’adozione, è un modo molto concreto per aiutare a salvare dall’estinzione tigri, orsi, elefanti, delfini, tartarughe marine, panda e da quest’anno anche oranghi e ghepardi, sostenendo i progetti sul campo portati avanti dal WWF in tutto il mondo. In cambio, a seconda della formula, un certificato di “adozione” personalizzato, calendari digitali, wallpaper con bellissime immagini, screensaver, firme digitali o peluche delle specie adottata.
Oranghi, ghepardi, ma anche tigri, orsi, elefanti o delfini, sono specie bandiera di cui non possiamo nemmeno immaginare la scomparsa. Eppure se non facciamo qualcosa per proteggerle, il rischio di dover salutare per sempre anche le specie più amate e carismatiche di tutti i tempi si fa sempre più alto. I ghepardi, per esempio, erano 100.000 nel 1990, oggi ne restano appena 10-12.000, sopravvissuti alla spietata caccia per la pelliccia e alla distruzione dei loro habitat vitali. Di oranghi esistono due specie, quella del Borneo e quella di Sumatra, ed entrambe sono minacciate dalla deforestazione selvaggia e dal commercio illegale. Negli ultimi vent’anni il loro numero si è ridotto di due terzi: ne sono rimasti 55.000 nel Borneo, non più di 10.000 a Sumatra. Di tigri, di cui quest’anno ricorre l’Anno nel calendario cinese, ce ne sono appena 3200.
Adottare una specie con il WWF è un modo concreto ed efficace per aiutarla a sopravvivere, un gesto che fa sentire la natura più vicina e può essere anche un bellissimo regalo. I contributi raccolti sostengono progetti sul campo in tutto il mondo e il lavoro delle centinaia di ricercatori ed esperti che ogni giorno operano sul territorio per proteggere le specie in pericolo. 30 euro per esempio bastano ad assicurare una giornata di sorveglianza antibracconaggio su 10 ettari di territorio per le ultime tigri rimaste in natura. Con 600 euro il WWF può aiutare l’orso bruno marsicano regalando ai pastori recinti elettrificati per proteggere il bestiame, in modo da garantire la convivenza pacifica di uomo e predatore. Con 20 euro al giorno si può pagare la spesa quotidiana per la gestione e la riabilitazione di un animale sottratto illegalmente alla natura come gli oranghi o gli scimpanzé. Con 10 euro si paga il costo di mantenimento in cattività di un gibbone confiscato ai bracconieri, con 1.000 euro si dota una squadra antibracconaggio delle attrezzature necessarie per operare adeguatamente. Oppure si aiutano i ricercatori cinesi nella cura dei “preziosissimi” cuccioli di panda, che devono garantire la sopravvivenza della specie che è diventata il simbolo di tutti gli animali a rischio estinzione. E aiutando le specie il WWF aiuta anche le comunità locali, sviluppando attività economiche sostenibili, promuovendo un turismo responsabile che non danneggia gli ambienti, aiutandole a vivere la meravigliosa ricchezza della natura che li circonda rispettandola e valorizzando la sua importanza.
“Adottare una specie è un gesto che ci rende protagonisti – ha detto Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia - Ci sentiamo impotenti di fronte agli orsi avvelenati, alle tigri uccise per le pelli e per la distruzione dell’habitat, all’incredibile patrimonio naturale che rischiamo di perdere per sempre. Ma adottando una specie possiamo dare un grosso aiuto a tutte le persone che in ogni parte del mondo dedicano la loro vita a proteggere la natura e gli animali. E instaurare una relazione “personale” con una specie, seguendo i progressi fatti per la sua tutela tramite l’azione del WWF.”
Ci sono diversi modi per adottare una specie: con l’adozione semplice (30 euro) si riceve il certificato personalizzato con il nome del “genitore adottivo”, la scheda sulla specie adottata e una lettera di Fulco Pratesi, presidente onorario WWF Italia. L’adozione digitale (30 euro, disponibile anche nella versione “I WWF you” per anniversari o ricorrenze) regala un wallpaper, lo screensaver e la firma digitale con bellissime immagini della specie adottata, e può essere inviata il giorno stesso o nella data che si preferisce. Scegliendo il calendario digitale dei grandi predatori (30 euro) si riceve ogni mese uno sfondo per il desktop con l’immagine di una specie come tigri, leopardi dell’amur, leoni o squali.
Con l’adozione con peluche (50 euro), invece, oltre alla scheda e al certificato d’adozione si riceve un peluche della specie richiesta, perfetto per l’albero di Natale.
Si adotta tramite bollettino o sul sito www.wwf.it/natale
Da quest’anno anche le aziende potranno contribuire alla sopravvivenza di una specie e regalare ai loro dipendenti, partner e clienti un Natale di impegno e valore: scegliendo di aiutarci a salvare panda, orsi polari e tartarughe marine sarà infatti possibile far arrivare loro un bellissimo biglietto digitale che racconta il lavoro del WWF per queste specie e l’importanza del contributo dell’azienda. Per scoprire l’adozione delle aziende www.wwf.it/nataleaziende
fonte tiscali.it

Chi c'è dietro Wikileaks

Un gruppo di giovani hacker, idealisti e libertari. Che conducono vite randagie. Cambiando continuamente città, braccati dai servizi di mezzo mondo, parlando tra loro con sistemi cifrati. E che ora rischiano davvero grosso
Il programma della nuova rivoluzione è semplice: "Li fottiamo tutti: renderemo il mondo trasparente, lo cambieremo". Anarchia in chiave cibernetica, proclamata nel 2007 da Julian Assange e dai suoi pirati in una mail interna del gruppo. Allora nessuno poteva immaginare quanta potenza si stesse già accumulando nei suoi computer: "Abbiamo (documenti) su una mezza dozzina di ministeri stranieri, su decine di partiti politici e consolati, sulla Banca Mondiale, sulle sezioni delle Nazioni Unite ... Non siamo riusciti ancora a leggere neppure un decimo dei file che abbiamo. Abbiamo smesso di immagazzinarli quando siamo arrivati a un terabyte (mille miliardi di byte, ndr.)". Per tre anni quel forziere di informazioni si è ingigantito mese dopo mese, affidato a una squadra di sostenitori che ha custodito il tesoro proteggendolo dalle incursioni del governo americano e dei colossi privati: una rete di persone senza nome e senza volto che raccolgono i dati e sono il vero motore di Wikileaks. Il capo è lui, Assange, a cui tutti sono devoti. Anche se come in tutte le storie di pirati, anche in questo equipaggio serpeggiano rancori e invidie. Che fino ad ora non sono riusciti a rendere meno agguerriti gli abbordaggi.

Loro colpiscono e spariscono. Hanno adattato alla Rete i classici della guerriglia, mescolando la lezione di Sun Tsu a quella di Che Guevara. Trasformano la forza del nemico nella loro: sfruttano la potenza delle banche dati centrali che garantiscono il controllo planetario e se ne impadroniscono per mettere in crisi quello stesso sistema di potere. Poi dopo ogni imboscata, con ondate di documenti lanciati in tutto il mondo, la banda si disperde tornando a essere invisibile. Hanno studiato una chat protetta da un sistema di cifratura che li unisce e li raduna, per comunicare senza rischi.

L'unico punto debole sono i contatti con l'esterno, le relazioni con il pool di giornali che garantisce la diffusione mondiale delle notizie. Questa falla viene colmata con metodi tradizionali: telefonate fatte di monosillabi con il divieto di pronunciare nomi; schede dei cellulari che cambiano in continuazione, con prefissi di nazioni esotiche; inseguimenti in stile spy story attraverso l'Europa. L'ultima volta che "L'espresso" li ha incontrati, poche settimane prima che si aprisse la diga di rivelazioni sull'Iraq, ha dovuto accettare una trafila che sembrava uscita dal copione di Jason Bourne, l'agente creato da Robert Ludlum che combatte da solo contro i servizi segreti. Dopo avere atteso invano per ore, ormai convinti che tutto fosse saltato, Assange si è materializzato a notte fonda con una telefonata dalla hall dell'albergo: "Sono Julian, scendi".

Fuori c'è un tempo da lupi e lui sembra un fantasma: la pioggia gli ha impastato i capelli, dandogli un'aria terribilmente stanca. Avrà perso una decina di chili dal giugno scorso, quando nell'aula Anna Politkovskaja del Parlamento europeo difese pubblicamente la scelta di diffondere le immagini dei giornalisti iracheni uccisi da un elicottero americano: il primo scoop che li ha resi famosi. Appare distrutto ma appena si siede davanti a una tazza di tè bollente e attacca a parlare, torna a essere il visionario che punta a cambiare un mondo che non gli piace.

Non crede nei compromessi. La sua idea di libertà di informazione è un concetto totale, senza filtri né condizionamenti: "Ogni giorno gli archivi dei grandi giornali del mondo, come il "Guardian", vengono sventrati", ha raccontato nel suo intervento a Bruxelles, spiegando come gli articoli vengano cancellati anche dagli archivi dei quotidiani anglosassoni sotto varie pressioni. Non aggiunge altro, ma la sua visione è chiarissima: vuole pubblicare l'impubblicabile, sconfiggendo ogni forma di censura, legale e illegale. E lui e la sua banda sono riusciti a farlo, alzando sempre di più il tiro: hanno scardinato il database delle guerre americane in Iraq e Afghanistan, ora stanno mettendo a nudo il Dipartimento di Stato.

Del suo universo si sa pochissimo. Molti gli somigliano: conducono vite randagie, senza preoccuparsi dei soldi, mangiando e vestendo come capita. Qualcuno ha il look antagonista dello squatter, altri la trasandatezza dei nerds smanettoni, tutti condividono la stessa concezione libertaria di Internet. Spesso hanno capacità tecniche di altissimo livello, contese dalle aziende e che loro mettono invece a disposizione della causa, inventando software per proteggere Wikileaks.
fonte  espresso.repubblica.it

mercoledì 1 dicembre 2010

Dà fuoco alla barca del marito perché lui è un fan di Jennifer Lopez

Non sono solo gli uomini a incendiare le proprietà delle fidanzate/mogli. Una donna della Florida, Shannon Wriska, 34enne madre di tre figli, è stata arrestata per aggressione ed incendio doloso. Il motivo? La donna era gelosa di Jennifer Lopez.
Tutto era iniziato quando stava guardando un film con l’attrice come protagonista assieme al marito Robert, e a lei non piaceva come l’uomo guardava Jennifer Lopez. Hanno iniziato a litigare, ma alla fine tutto sembrava essersi calmato e i due erano andati a letto. Ma quando l’uomo ha chiesto alla donna di spostarsi leggermente nel letto, lei l’ha presa come una provocazione: “Intendi dire che ho un culone?”. E furiosa è uscita di casa.

Il giorno dopo, appena la donna ha rivisto Robert, che stava parlando con un vicino di casa, è andata di nuovo su tutte le furie, e ha appiccato il fuoco ad un go-kart di proprietà del marito, che però l’uomo è riuscito a spegnere velocemente. Mentre Robert si occupava le fiamme, la donna ha preso i cani dell’uomo e li ha caricati in macchina, minacciando di portarli a fare abbattere, ma se ne è poi andata senza né auto né animali, non senza dare un pugno al marito.
Mentre l’uomo era a casa del vicino, che aveva chiesto notizie dello strano comportamento della moglie, la donna è tornata in casa, per dare alle fiamme la vasca idromassaggio e una barca di proprietà dell’uomo.
Nonostante vi siano alcuni testimoni dell’accaduto, la donna ha negato alla polizia di avere mai dato alle fiamme alcunché.