L'alieno esiste ed è già fra di noi: per essere precisi, sul fondo di un lago californiano dove i ricercatori della Nasa hanno scoperto un batterio con un metabolismo basato sull'arsenico. In realtà, il termine "alieno" va preso con le molle: è uno dei tanti batteri "estremofili", in grado cioè di sopravvivere in condizioni che - per gli esseri umani e la maggior parte degli organismi terrestri - sarebbero inospitali quando non fatali. Tuttavia, si tratta del primo caso in cui l'arsenico viene preso come componente fondamentale per lo sviluppo di un organismo: fino ad oggi la vita era sempre risultata dipendere da altri elementi quali carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, zolfo e fosforo, elemento quest'ultimo affine come caratteristiche chimiche all'arsenico.
La ricerca sul lago Mono - Proprio la possibilità di un intercambio tra fosforo e arsenico (che negli esseri umani funziona solo imperfettamente, di qui l'effetto tossico) aveva dato luogo al progetto di ricerca, incentrato sul lago Mono, che presenta concentrazioni elevate di sali e di arsenico. Il prelievo di un campione di sedimenti, immerso in una soluzione di arsenico e (poco) fosforo, ha prodotto un solo sopravvissuto, un batterio battezzato come Gfaj-1; si tratta in realtà di un microrganismo già noto, ma che fino ad ora non aveva mai dimostrato di poter sopravvivere anche in un ambiente a priori ostile.
Flamini (Asi): "Una scoperta che apre nuovi territori" - Si aprono nuovi orizzonti nei quali andare a cercare forme di vita al di fuori della Terra: per il coordinatore scientifico dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Flamini, è destinata a cambiare le missioni spaziali "a caccia di ET", la scoperta del batterio che si nutre di arsenico, pubblicata su Science e che la Nasa si prepara ad annunciare questa sera in una conferenza stampa. "E' una scoperta che apre nuovi territori, che si stavano escludendo perché non rispondevano ai nostri canoni di vita - osserva l'esperto - e che indubbiamente apre nuovi orizzonti e nuove possibilità".
"Un batterio completamente diverso da quelli che conosciamo" - Il batterio descritto dagli astrobiologi della Nasa, prosegue Flamini, è qualcosa di completamente diverso rispetto ai batteri che vivono in condizioni estreme, per esempio in prossimità dei vulcani sottomarini. "I batteri che vivono di arsenico sono tutt'altra cosa - osserva - e dopo questa scoperta siamo più aperti anche ad esplorare nicchie nelle quali si potrebbero trovare forme di vita diverse da quelle che potremmo immaginare". Un cambiamento di prospettiva che, secondo Flamini, non mancherà di avere ripercussioni anche sulle future missioni spaziali dirette ad altri pianeti e soprattutto sulle caratteristiche degli strumenti con i quali sono equipaggiate. "Finora abbiamo progettato strumenti capaci di individuare forme di vita simili a quelle che conosciamo, ma questa nuova scoperta impone lo sviluppo di una nuova generazione di strumenti capace di ampliare lo spettro delle ricerche".
L'impegno di Europa e Italia - L'Europa e Italia sono in buona posizione nell'esplorazione spaziale volta alla ricerca di forme di vita esterne alla Terra, dice ancora Flamini. Per esempio, la sonda Rosetta che nel 2014 raggiungerà la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ha il lander Philae equipaggiato con un laboratorio in miniatura specializzato nella ricerca di catene molecolari. La missione dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) ExoMars nel 2016 osserverà Marte con uno strumento specializzato nell'analisi del metano e della sua origine e nel 2018 porterà sulla superficie del pianeta rosso il rover anglo-italiano chiamato Life Marker Chip, che scaverà il suolo alla ricerca di vitafonte tiscali.it
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