È finita l’era di Rossi e Brambilla, oggi i cognomi più diffusi in
Italia sono diversi e, spesso, provengono da lontano. Un’indagine
condotta per Anci Rivista dal linguista Enzo Caffarelli, professore di
onomastica presso l’università di Roma Tor Vergata, ha evidenziato il
cambiamento di rotta in atto. I nuovi cognomi non si sono sviluppati
secondo particolari regole di fonetica di lingua o dialetti, tantomeno
eccezioni, semplicemente si sono spostati. I numeri sono chiari. Il
tipicamente meridionale Russo conquista Torino, ai danni dello storico
Ferrero. Un «trofeo» importante: per la prima volta, infatti, un nome
del Sud sale sul podio di una città del Nord. Guai a considerarlo un
caso isolato. Esposito vanta il dodicesimo posto a Torino e Milano,
mentre ad Aosta sono calabresi otto cognomi sui primi dieci.
Non mancano gli stranieri. L’indiano e pakistano Singh conquista Brescia
e a Milano è la Cina, con Hu al quarto posto e Chen al decimo, a
raccontare la nuova geografia dell’onomastica locale. Il cambiamento non
è da poco, soprattutto perché si tratta della prima indagine sul tema
con dati del XXI secolo e pure la prima non effettuata sui titolari di
abbonamenti telefonici, ma estesa all’intera popolazione, bambini e
giovani inclusi. A far muovere la bilancia dei cognomi sarebbero i
flussi migratori, interni e dall’estero, e il numero di nascite, che se
per gli italiani si riduce, per gli immigrati continua a essere alto.
Così il tunisino Fatnassi è secondo a Imperia e i singalesi Fernando e
Warnakulasuriya sono al quattordicesimo e ventiduesimo posto a Verona.
Insomma, i cognomi tradizionali delle varie regioni sembrano perdersi o quantomeno disperdersi. Roba da manuale, non più da anagrafe.
Insomma, i cognomi tradizionali delle varie regioni sembrano perdersi o quantomeno disperdersi. Roba da manuale, non più da anagrafe.
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